I contadini di Levi Strauss
…costoro (i contadini), siccome continuano a mantenere un diretto contatto con la natura e con la materia, sanno di non avere il diritto di violentarle, ma devono cercare pazientemente di capirle, di sollecitarle con precauzione, direi quasi di sedurle, attraverso la dimostrazione perennemente rinnovata di una familiarità ancestrale fatta di cognizioni, di ricette e di abilità manuali trasmessi di generazione in generazione.Ecco perchè il lavoro manuale, meno lontano di quanto sembri da quello del pensatore e dello scienziato, costituisce anch’esso un aspetto dell’immenso sforzo dispiegato dall’umanità per capire il mondo: probabilmente l’aspetto più antico e durevole, quello che, più prossimo alle cose, è anche il più adatto a farci concretamente cogliere la loro ricchezza e ad alimentare la meraviglia che proviamo allo spettacolo della loro diversità.
Ci si prodiga oggigiorno ad allestire banche di geni per preservare il poco che sopravvive delle specie vegetali originali create nel corso dei secoli da modi di produzione totalmente diversi da quelli ora praticati. Si spera anche di eludere i pericoli della cosiddetta “rivoluzione verde”, vale a dire un’agricoltura ridotta a poche specie vegetali di grande rendimento, ma tributarie di concimi chimici e sempre più vulnerabili agli agenti patogeni.
Non dovremmo forse andare ancora più in là e, non contenti di conservare i risultati di quei modi di produzione arcaici, sforzarci anche di tutelare gli insostituibili savoir-faire grazie ai quali quei risultati furono acquisiti?
Chissà, infatti, se le minacce che pesano attualmente sulla civiltà occidentale non li renderanno, un giorno, provvidenziali per coloro che verranno dopo di noi?
Claude Levi Strauss (dal discorso tenuto per il Premio Nonino nel 1986)