P.G.T., periferie, parrocchie

Scritto da: il 06/10/2009 | Nessun commento

Milano, periferia Est.

Sabato 3 ottobre la Chiesa di viale Corsica è stipata di fedeli. Si celebra l’investitura ufficiale del nuovo parroco. C’è il Vescovo Erminio che tira l’applauso della gente con gli occhi lucidi di commozione. Sanno che quel parroco rappresenta una comunità o, come lui dirà al termine della cerimonia, un “paese” in città. Padre Franco è uomo di Dio e di una Chiesa colta e, pur senza essere sociologo o urbanista, comprende che attorno a lui si stringono persone tra loro solidali e che questa condivisione di ideali, ma anche di luoghi, è contemporaneamente uno strumento e un fine.

Dopo la cerimonia, mentre nella cripta della Chiesa prendono posto per la cena quasi 400 persone, tra i tavoli si aggira il Presidente del Consiglio Comunale, presente per un cortese gesto di benvenuto, ma estraneo ai più.

Il quartiere Piranesi, Corsica, Mezzofanti, Sismondi, Lomellina, costruito quasi tutto dopo gli anni ’50, non ha né una piazza né un giardino pubblico. Appartiene a quell’area urbana definibile come “città reticolare” nella quale lo schema rigidamente ortogonale della maglia stradale è di facile percezione da parte di chi la frequenta abitualmente, ma anche di chi vi transita di rado. Adiacente al quartiere esiste una delle maggiori aree verdi di Milano, il Parco Forlanini. Troppo lontano per essere raggiunto a piedi, servito da una ciclabile più pericolosa che convincente, è meta di micro-gite domenicali vissute come surrogato di un vero contatto con la natura. Nessuna possibilità di relazioni sociali, in assenza di qualsiasi forma di residenza in prossimità del Parco. Per alcuni anni il quartiere si è battuto per destinare a giardino pubblico l’area “ex Motta” finché un P.I.I. truffaldino e difeso a spada tratta da Giovanni Verga, ha calato importanti volumi commerciali e residenziali, relegando un pessimo ed insicuro giardino in una posizione che lo rende inutilizzabile.

Qualche anno fa la Parrocchia di viale Corsica decise di trasformare il cortile del Convento dei Frati Francescani, che prestano il loro servizio alla comunità, realizzando una specie di moderno chiostro, con accesso libero a tutti e con civilissime regole d’uso non scritte, ma rigorosamente rispettate. Angolo per il gioco dei più piccoli, panchine e aiuole per i pomeriggi degli anziani e delle mamme in arrivo dalla scuola materna, sala per festicciole e riunioni. Un luogo facilmente accessibile, sociale e senza discriminazioni.

Da tre anni il quartiere mostra, con una certa vergogna di sé, le proprie strade cosparse di buche, rattoppi, avvallamenti, lunghe strisce di asfalto incomprensibilmente sporgente dal piano normale. Il motivo è tutt’altro che ignoto, infatti tutti hanno potuto vedere all’opera A2A per la realizzazione della rete di teleriscaldamento. A2A non è una società pubblica e fornisce servizi energetici (luce e gas) a chi è disposto a pagare regolarmente le sue fatture. Per la posa dei tubi nel sottosuolo ha avuto autorizzazione dal Comune e dovrebbe attenersi alle regole esecutive da questo imposte, onde evitare che sia danneggiato il patrimonio comunale. Lo stato delle strade è l’esatta dimostrazione del contrario.

La parte sopraelevata del sagrato della Chiesa di Viale Corsica presentava un difetto di impermeabilizzazione originato da un incompleto intervento edilizio risalente ad una quindicina di anni fa. Nei mesi appena trascorsi la Parrocchia ha appaltato il rifacimento dell’intero pavimento e della guaina sottostante, ottenendo il prosciugamento dei muri della cripta che potrà essere utilizzata normalmente per riunirsi e per svolgere le attività estive dei ragazzi del Grest.

Coinvolgere i ragazzi in un’attività sportiva richiede qualche impianto efficiente e facile da raggiungere. Una decina di anni fa, progettando il PRU di Porta Vittoria, oltre alla ben nota Biblioteca Europea, vennero previsti impianti sportivi di ampia dimensione a sud della via Piranesi. Oggi non c’è la biblioteca, non ci sono gli edifici privati, e non ci sono nemmeno gli impianti sportivi.

Il campo di calcio del Centro Sportivo Kolbe, promosso e strutturato dalla Parrocchia di viale Corsica, versava in pessime condizioni, nonostante la continua manutenzione. Impossibile praticarlo dopo forti piogge e troppo polveroso con clima estivo. Una mano al portafoglio di tutte le famiglie i cui ragazzi frequentavano assiduamente le attività sportive e da quest’anno fa bella vista di sè un campo in erba sintetica sul quale il divertimento è assicurato a tutti quelli disposti a seguire con costanza le sedute di allenamento.

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Il progetto di PGT individua 88 NIL (nuclei di identità locale) in base alle frequentazioni commerciali dei residenti (pag. 68 e 69 della Relazione Generale) emerse dalla ricerca condotta da Urbo-com per il Comune di Milano. Attorno ai NIL viene costruita gran parte di quella che il progetto di PGT definisce la “nuova visione della città”(Cap. 3). C’è motivo di pensare che la realtà sociale sia più complessa e che il metodo di raccolta dei dati, indispensabili per una progettazione di dettaglio che valorizzi o proponga gli “epicentri”, debba ricondursi ad una procedura unificata per l’intera città, ma possa svolgersi, condivisa dai cittadini, quartiere per quartiere, senza escludere, per esempio, la cronaca parrocchiale. Diversamente può accadere che sfuggano al controllo sociale alcune valutazioni che si autoreferenziano come scientifiche. Per esempio cliccando Milano per Scelta si scopre che sul tema n.4 Spazio ai creativi – Atelier, è proposta la sede della stessa agenzia che ha realizzato il sito, la quale è collocata in un ambito isolato, senza alcuna relazione con il quartiere. In realtà lì si trova solo perché una fabbrica dimessa è stata trasformata in accattivanti loft, particolarmente adatti agli uffici dei “creativi”. Oppure sul tema n. 6 Il mare a Milano (!?) – Lungomare, si racconta di residenze affacciate sul Parco Barona, con un richiamo assolutamente fuori luogo al Central Park di New York, e si mostrano delle case affacciate su un’area incolta posta sulla via Parenzo, dove un P.I.I. finalizzato alla realizzazione di una RSA ha prodotto un giardino abbandonato a sé stesso! Peraltro il Parco Barona (che si chiama Parco Teramo) non è un esempio di verde circondato da un quartiere, come sarebbe auspicabile, ma è uno dei numerosissimi parchi di periferia ai quali si accede, faticosamente, solo da un lato poiché dall’altro confinano direttamente con le aree coltivate o dismesse.

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