ORTI DI CITTA’, CITTA’ DI ORTI
Gli orti urbani del terzo millennio vengono costantemente trattati come un fenomeno positivo, sia nella saggistica di ricerca che negli interventi della cronaca giornalistica, quest’ultima anche troppo indulgente.
Scritto nel 2004
In attesa che Milano veda realizzarsi il suo mini-centralpark, su parte dell’area ora occupata dalla Fiera e con un’estensione pari ad un ventisettesimo dell’originale newyorkese, alcuni cittadini si sono dati da fare creando con le proprie mani delle vere e proprie oasi di verde-familiare a pochi passi dalla loro casa.
Sono così nati gli Orti di via Chiodi, e chi transitasse, nella tranquillità dei pomeriggi dei fine settimana, in questa via poco nota tra piazza Negrelli e via Faenza, vedrebbe, con stupore, intere famiglie spensieratamente affaccendate in piccoli lavori agricoli e di giardinaggio, oltre che nella preparazione di gioiosi barbecue.
DICONO DI NOI
Il progetto pilota degli Orti di via Chiodi dimostra, direttamente dalla voce degli ortisti intervistati da RAI3, in che misura la replica di insediamenti di questo tipo possa essere socialmente positiva.
Le sette tesi dei Colloqui di Dobbiaco 2012
- Il suolo – un miracolo ecologico. I suoli esistono in una infinita varietà e la manutenzione per l’accrescimento della loro fertilità deve essere la prima priorità nel nostro rapporto con il suolo. Solo in una terra sana e viva le piante, gli animali e gli uomini possono avere delle radici.
Il suolo sul quale viviamo
Il suolo, come lo conosciamo oggi nella sua molteplicità, esiste da circa diecimila anni, e si formò dopo l’ultima era glaciale. Ai Colloqui di Dobbiaco 2012 verranno analizzati i pericoli che incombono sempre più pesantemente su questo sottile strato del Pianeta, nella sua funzione di habitat, fonte di nutrimento e di risorse. È sempre più evidente che la cementificazione, compattazione, contaminazione, erosione e depredamento del suolo sono un pericolo per la vita sulla Terra.
I contadini di Levi Strauss
…costoro (i contadini), siccome continuano a mantenere un diretto contatto con la natura e con la materia, sanno di non avere il diritto di violentarle, ma devono cercare pazientemente di capirle, di sollecitarle con precauzione, direi quasi di sedurle, attraverso la dimostrazione perennemente rinnovata di una familiarità ancestrale fatta di cognizioni, di ricette e di abilità manuali trasmessi di generazione in generazione.